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Fiducia e consumi, italiani ancora nel tunnel della crisi. Confcommercio e Censis hanno presentato l’Outlook dei consumi sul clima di fiducia e sulle aspettative delle famiglie nella seconda metà del 2012. La grave stagnazione dei consumi si è accompagnata ad un peggioramento del clima di fiducia delle famiglie. Pressione fiscale ‘reale’ al 55,2% nel 2013

Secondo l’indagine, la stagnazione dei consumi si è accompagnata, negli ultimi sei mesi, al deterioramento ulteriore del clima di fiducia delle famiglie. Si deteriora la capacità di risparmio ed aumenta il numero delle famiglie insolventi, che restano una stretta minoranza nel panorama complessivo, ma che sono il segnale di un quadro che da troppo tempo non migliora.
Il 65% delle famiglie va sostanzialmente in pari tra entrate ed uscite, il che significa però che non riesce a mettere da parte nulla, mentre appena il 17% degli intervistati ha dichiarato di essere riuscito a risparmiare parte del reddito dopo aver coperto tutte le spese. Si tratta di circa 4,5 milioni di famiglie la cui maggioranza ricorre ai risparmi in banca (56%). Il 21% si indebita o posticipa i pagamenti. Anche tra le famiglie con mutuo immobiliare (circa il 15% del campione) aumentano le situazioni in cui la restituzione della rata diventa più difficile. A settembre 2012, infatti, aumenta sia la quota di chi ha dichiarato notevoli difficoltà nella restituzione della rata (14,7% rispetto all’8,3% di giugno 2011), sia la quota di chi non è riuscito a rispettare le scadenze (4,7% contro il 2,2%).
La percezione dei prezzi di alcuni beni in continuo aumento e di una pressione fiscale eccessiva, spingono ad un atteggiamento di cautela e spesso di rinuncia che contribuiscono verosimilmente alla stagnazione in atto dei consumi. A settembre del 2012 la percentuale di chi prevede di effettuare spese per la ristrutturazione della casa o acquisti di elettrodomestici e mobili o di acquistare l’autovettura è sistematicamente inferiore a chi vorrebbe fare tale tipo di spesa ma per il momento rinuncia.
Rispetto a giugno del 2012 cala la percentuale delle intenzioni di acquisto, segnale che il ciclo depressivo dei consumi non accenna ad invertirsi. Riorganizzazione del budget familiare, ricerca di offerte speciali e rinuncia al superfluo diventa per un numero consistente di famiglie un must.
Oltre il 94% degli intervistati elimina gli sprechi, l’83% cerca cibi meno costosi rispetto al passato, ma soprattutto più del 65% cerca di ridurre gli spostamenti con auto o moto per cercare di risparmiare sul carburante. D’altra parte sono pochi coloro che riescono a cogliere qualche segnale positivo sul fronte delle misure di politica economica messe in atto nell’ultimo anno, anzi esplicito è il senso di insofferenza nei confronti di tutto ciò che rientra nella sfera che riguarda la classe politica e le misure approntate nell’ultimo anno dal Governo.
In una percentuale consistente, pari al 22%, si posizionano coloro che considerano ormai eccessivo il livello raggiunto dalla pressione fiscale. Per la metà degli intervistati inoltre l’Italia resta un Paese disorientato e con una classe dirigente mediocre. Eppure al di là di problemi che schiacciano gran parte delle famiglie, emerge un diffuso atteggiamento adattativo. Se l’Imu (e gran parte delle tasse) viene considerata dal 65% degli intervistati iniqua o dannosa e se la deriva futura è, secondo molti, di ulteriore inasprimento della crisi, le famiglie non protestano, ma adattano i propri stili di vita alla congiuntura di crisi, tagliano e rimodellano i propri budget di spesa, procedendo in un tunnel il cui termine sembra ancora lontano.
Solo il 10% degli intervistati dichiara di sentirsi confuso dalla crisi perdurante, mentre il 40,8% dichiara che taglierà i consumi a cui si aggiunge un 29% di coloro che hanno dichiarato di non voler rinunciare a nulla, rimodulando le priorità di spesa.