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Eni, Scaroni indagato per corruzione su attività Saipem in Algeria

L’ad di Eni, Paolo Scaroni, è indagato dalla procura di Milano con l’ipotesi di reato di corruzione internazionale nell’ambito di un’inchiesta sulle attività di Saipem in Algeria. Lo hanno riferito oggi fonti giudiziarie, riporta Reuters Italia, aggiungendo che sono stati perquisiti gli uffici di Scaroni a Roma e San Donato e la sua casa a Milano.

“Eni e il suo AD sono totalmente estranei alle vicende oggetto dell’indagine”, ha detto un portavoce della società, che risulta indagata insieme a Saipem in base alla legge 231 sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche in merito a presunte condotte illecite dei propri dipendenti nell’interesse dell’azienda.

Eni – ribadendo la massima collaborazione con la magistratura – ha inoltre ricordato che già nel novembre scorso, quando si ebbe notizia dell’indagine, si era raccomandata con Saipem “di mettere in atto tutte le più opportune azioni di verifica interna, di cooperazione con la magistratura e di discontinuità organizzative e gestionali”, che hanno portato alle dimissioni di buona parte dei vertici societari.

Al centro dell’inchiesta – che vede indagati anche l’ex ad di Saipem Pietro Franco Tali e i dirigenti o ex della società Pietro Varone, Tullio Orsi, Alessandro Bernini, Antonio Vella e Nerio Capanna – ci sono i lavori del progetto Medgaz e di Mle ottenuti da Saipem con la società di stato algerina Sonatrach.

Secondo gli inquirenti, per ottenere i lavori pari a 11 miliardi di dollari, le due società avrebbero pagato tangenti da distribuire per circa 197 milioni di euro a una società di intermediazione di Hong Kong, la Pearl Partners Limited di Farid Noureddine Bedjaoui, anch’egli indagato nell’inchiesta.