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Boscacci: volevo un Adci delle idee, non idealista. Che difendesse la discussione pro industry, non l’attacco a persone, agenzie e network

La notizia delle sue dimissioni da vicepresidente Adci ve l’abbiamo anticipata ieri segnalando un post su FB di Massimo Guastini, presidente del Club, che contattato da youmark non ha voluto rilasciare per ora dichiarazioni in merito.

Per contro, Davide Boscacci, Group Creative Director Head of Digital & Brand Activation Leo Burnett, all’estero per lavoro, da noi raggiunto, ci ha scritto via mail i suoi perché.

” Il club che avevo in mente quando mi sono fatto promotore di questo consiglio e di questa presidenza era un club che non crea polemiche ma consenso, che fa, che unisce. Che difende le idee e non le ideologie, che prende posizione contro la mediocrità e non contro le persone, le agenzie o i network. Ho sempre pensato che non siamo un’associazione di categoria, non siamo un sindacato, non siamo un tribunale. Siamo e dovremmo essere un club di creativi che difendono e promuovono il valore della creatività. Mi interessava organizzare attività, eventi, formazione: tutte cose che abbiamo iniziato a fare, primo fra tutti IF!. Tutto il resto (gli anatemi, i grandi proclami e le battaglie contro il sistema) mi interessa decisamente meno”.

Aggiungendo anche che il caso ‘Riccardo Pagani/Leo Burnett’ vs diritto d’autore/proprietà intellettuale, sollevato di recente da Guastini con un post nel blog Adci, in qualche modo ha pesato sulla sua decisione.

“Non posso negare che abbia influito”, ci risponde Boscacci. “La vicenda è stata mal gestita: voleva essere un dibattito sulla proprietà intellettuale delle idee ma ne è venuto fuori un discutibile attacco a un’agenzia intera. Con tanto di inesattezze, pubblicazione di interventi fuori luogo e di elementi processuali su cause legali ancora in corso…Tutto gestito da Massimo senza nessun coinvolgimento di nessun membro del Consiglio. Che si parli della mia agenzia o di un’altra, vorrei che il club fosse percepito come qualcosa di diverso da Wikileaks o Bad Avenue. Guardate anche il caso Mercedes: un’invettiva poco costruttiva che ha lasciato zero spazio al dialogo. Abbiamo sempre pensato che dobbiamo lavorare assieme alle aziende e ai clienti, li abbiamo invitati a parlare a IF!, lì per la prima volta li abbiamo persino inseriti nelle giurie degli ADCI awards… Il suo intervento è andato in totale controtendenza. Massimo è un idealista e una persona perbene, solo dovrebbe essere meno istintivo e avere una visione più strategica. Che gli piaccia o no, ha un ruolo politico e dovrebbe imparare a usarlo meglio”.