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Dove va il retail. Trasparenza e sostenibilità, riconoscibilità ed empatia, in ottica di personalizzazione. Andando anche oltre il digitale, per esperienze che mixano fisico e virtuale. Come? Ce lo spiega Acqua Group

 

#1 – Integrazione tra fisico e digitale

Secondo gli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano il negozio fisico continuerà ad avere un ruolo fondamentale in termini di vendite e per coltivare la relazione con il cliente. Ma il futuro è di chi evolve, per diventare più digitale e integrato con l’e-commerce. Solo il 42% dei grandi retailer, però, ha una chiara strategia digitale e la spesa in digitale, sebbene passata dal 18% del totale degli investimenti nel 2016 al 20% nel 2017, è ancora inferiore a un punto percentuale del fatturato. Un buon esempio di integrazione: il servizio Click & Collect de il Centro, ad Arese, che permette di acquistare comodamente da casa e ritirare il prodotto presso i punti vendita.

#2 – Personalizzazione e prova

Il just-in-time, che ha fatto la fortuna di marchi del fast-fashion come Zara, si evolverà e la personalizzazione sarà sempre più protagonista degli acquisti. Infatti, alcuni top brand fashion hanno già previsto di allestire in-store specifiche aree dedicate alla personalizzazione dei capi tramite device tecnologici attraverso i quali realizzare combinazioni particolari, scegliere i tessuti e i materiali, definire i dettagli. Allo stesso modo, la sperimentazione fisica e concreta del prodotto sarà sempre più rilevante. La francese Leroy Merlin, ad esempio, si è già mossa in questo senso con l’allestimento di aree test e l’organizzazione di workshop.

#3 – Sostenibilità e curiosità

Anche il food avrà i suoi trend. Le parole chiave del prossimo anno saranno trasparenza e sostenibilità (si acquisterà meno, meglio e più frequentemente per ridurre sprechi e costi), ma anche curiosità (per le altre cucine – mediorientale, indiana, giapponese) e nuovi momenti di consumo (come il quarto pasto, un mini-pasto che si aggiunge ai tre tradizionali per affrontare giornate lavorative sempre più impegnative). Lo dicono la statunitense Whole Foods Market e la britannica Waitrose, due colossi del food anglosassone.

# 4 – Oltre il Km0

Il trend è in atto da qualche anno a causa della crisi economica, che sta modificando le abitudini di consumo e dei nuovi valori che stanno emergendo nella nostra società, la domanda di un’economia più sostenibile e di una società più giusta: è quello del consumo di prodotti salutistici, biologici e a chilometro zero. E diventerà sempre più rilevante, a giudicare dall’iniziativa di Amazon, che al Mercado de la Paz di Madrid ha allestito uno spazio per gestire gli acquisti online e la consegna a domicilio delle specialità alimentari offerte dal Mercado. A Milano, un bell’esempio di promozione della cultura della filiera corta a prezzi contenuti è Vivo Restaurant nel nuovissimo CityLife Shopping District.

# 5 – L’apparenza che conta

Quali pack troveremo sugli scaffali e come evolveranno le confezioni dei nostri prodotti preferiti? Le parole d’ordine saranno chiarezza e trasparenza (garantire una lettura e una comprensione immediata delle informazioni), riconoscibilità ed empatia (favorire un’impressione positiva, creare connessioni, far vivere un’esperienza di unboxing unica e rendere il brand indimenticabile), artigianalità (dettagli realizzati a mano per dare al prodotto un sapore di autenticità, cura e originalità), ergonomia (confezioni disegnate a misura d’uomo e realizzate con materiali leggeri per favorirne la maneggevolezza), minimalismo e semplicità (perché anche nel packaging less in more; ma anche colori pastello, vintage e fotografia) e sostenibilità (ridurre al massimo l’impatto ambientale e favorire l’after-use). Scalo Milano Shopping Village, ad esempio, sorprende per l’eleganza e la coerenza della brand image che accompagna il meglio del design italiano e internazionale.