Dopo la tempesta mediatica scatenata dal ‘caso Buondì’ e le levate di scudi a tutela dei poveri genitori protagonisti del messaggio, colpiti, niente di meno che, da un asteroide (vedi l’intervista ai creatori qui), è tornato il sereno.
Ma nel frattempo si è pronunciato il Giurì di Autodisciplina Pubblicitaria.
E allora, lo spot Buondì è lecito o no?
Secondo il Comitato di Controllo, no. L’organo autodisciplinare a tutela del cittadino-consumatore, ha ritenuto eccessivamente violente le scene in cui gli asteroidi colpiscono i genitori della bambina protagonista dello spot ed ha sottoposto il messaggio al Giurì.
Il Comitato ha ricordato che i messaggi destinati ai bambini non devono contenere elementi che possano urtare la sensibilità dei minori.
Secondo il Giurì, invece, lo spot Buondì è lecito. Innanzitutto, a detta del Giurì, la campagna non è rivolta ai bambini, ma agli adulti. E ciò cambia il peso di tutto (forse anche dell’asteroide).
L’asteroide che colpisce i genitori della bambina, colpevoli di ignorare l’esistenza di una colazione ‘leggera ma decisamente invitante, che possa coniugare la mia voglia di leggerezza e golosità’ (rappresentata dal Buondì), è secondo il Giurì una iperbole/chiara esagerazione.
E il contesto paradossale dello spot non fa che confermare l’esagerazione: la scenografia elegante, la famiglia felice protagonista, gli atteggiamenti ‘manierati’ e, naturalmente, il linguaggio utilizzato dalla bambina vengono improvvisamente sconvolti da un evento surreale e inaspettato: la caduta di un asteroide. Anche il comunicato di chiusura dello spot, che conferma che nessuna mamma (o nessun papà a seconda della variante) è stata maltrattata durante la realizzazione del messaggio, permette di coglierne la vena ironica.
Insomma, è proprio l’esagerazione esasperata ad aver messo in salvo la campagna Bauli e a svelare quello che, secondo il Giurì, è la reale protagonista del messaggio. La pubblicità.
Lo spot Buondì è un vero e proprio caso di ‘metapubblicità’, ossia pubblicità che parla della pubblicità stessa, prendendola in giro (ma senza screditarla, perché ciò sarebbe vietato dall’art. 1 del Codice di Autodisciplina).
È infatti chiara a tutti l’ironia con cui Bauli guarda al mondo della pubblicità: ‘un mondo che con chiarezza, appare, ancor più che iperbolico, irreale’.
La posizione del Giurì è chiara e può essere considerata un buono spunto per il futuro.
Chi è Gianluca De Cristofaro
socio di LCA Studio Legale, è avvocato specializzato in diritto della proprietà intellettuale e delle nuove tecnologie, nonché dottore di ricerca in diritto industriale. Da oltre 15 anni si occupa di marchi e di pubblicità ingannevole e comparativa supportando big spender pubblicitari ed agenzie di comunicazione nella verifica preventiva delle campagne pubblicitarie e nella loro difesa in giudizio.
Per contatti: gianluca.decristofaro@lcalex.it.