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Cozzani/Frog adv: l’importante è evolvere, non crescere. Ne sanno qualche cosa i dinosauri, che per le dimensioni ci hanno lasciato le penne. E soprattutto ora, che il digitale ha cancellato la parola provincia e le ‘persone’ quella di ‘risorse umane’, siamo più che felici di stare a Genova

Youmark intervista Simone Cozzani, amministratore unico Frog adv

Una premessa, nascevate cinque anni fa, proprio agli albori di una crisi che oggi sta mostrando il suo volto più duro. Eppure, certi della scelta di un posizionamento ‘ricercato’, come voi stessi amate definirlo, siete riusciti a imporvi, crescendo e consolidando, da una piazza come quella di Genova, certamente considerabile di provincia rispetto alla più ambita Milano. Quale il trucco?
“Il baricentro del pianeta si sposta ogni anno sempre più a est. E non intendo il Veneto. Geometricamente, l’ombelico economico del mondo dovrebbe essere da qualche parte in Russia, più o meno sopra il Kazakistan. Questo, sommato all’impatto che il digitale ha avuto sulle nostre vite, toglie al concetto di ‘provincia’ molto del suo significato. Il progetto di Frog adv è partito da Genova. Continuiamo a sceglierla, non solo perché molti dei nostri clienti storici sono qui, ma per il suo carattere, la sua essenza, la sua espressività. Anche se il campo da gioco è cambiato rispetto a quando era Superba, penso che sia ancora uno dei porti migliori da cui partire. Il trucco per superare la crisi? Mettere al centro la cultura del progetto e capire che non è indispensabile crescere a dismisura. E’ fondamentale, però, evolvere”.

Sei persone, tutte senior. Che significa, che la competenza moltiplica in modo più che esponenziale il risultato, sfruttando tutte le sinergie possibili tra le professionalità?
“Il concetto chiave è proprio ‘persona’. Dopotutto, chi vorrebbe parlare con una ‘risorsa umana’? Non vedo fratture tra il background umano e quello professionale. Ognuno di noi ha la propria storia, individuale, variegata, multidisciplinare. In una parola, unica. Ed è proprio puntando sugli individui e sulle dinamiche che tra questi si attivano, che possiamo dare il massimo. Senza etichette, con la precisa volontà di liquefare i confini tra competenze, reparti e discipline”.

Ovviamente, non avreste potuto ignorare il web, tanto che, come quasi tutti, anche voi l’avete annesso tra le vostre abilità, acquisendo l’expertise di un nuovo collaboratore con un passato in multinazionali. Con la differenza, però, che anche qui vi siete voluti distinguere proponendo progetti e siti all’avanguardia, responsive. Ma cosa significa, che riuscite a scegliervi i clienti concentrandovi su quanti sanno capire o piuttosto che il compito di un’agenzia è anche quello di educare al meglio?
“Suggerire il giusto, più che educare al meglio. Abbiamo sposato il Responsive Design perché, oltre a essere attuale, ci corrisponde perfettamente. E’ veloce, flessibile, funzionale. Ma non vogliamo fossilizzarci su un know-how tecnico, perché lo scenario muta molto velocemente. Qualcuno si ricorda di flash? A me, a noi, interessa comunicare, sviluppare nuovi modi per connettere la nostra agenzia ai brand, i brand alle persone, le persone ai brand. Con qualsiasi mezzo. Se c’è un motivo per cui veniamo scelti, credo sia questo”.

Dove volete arrivare, quali i vostri obiettivi per i prossimi anni?
“Vorrei consolidare il portfolio attuale e utilizzare gli ottimi rapporti che abbiamo con i nostri clienti per firmare progetti efficaci che ci permettano di aumentare ulteriormente la nostra visibilità. In cinque anni, abbiamo visto molte grandi firme interessarsi al nostro portfolio, nonostante budget contenuti. Ora, molti brand vogliono continuare a investire in comunicazione, ma orientati dal cost control, stanno prendendo in considerazione realtà più dinamiche che, come la nostra, garantiscano comunque standard elevati. I fossili sono la dimostrazione che, per i dinosauri, la dimensione non è stata vincente”.

Come si fa new business da Genova, gare, consultazioni dirette, passaparola?
“Il passaparola funziona sempre, soprattutto se lo chiami word of mouth! Scherzi a parte, penso che la chiave di lettura per il business, vecchio o nuovo, sia la relazione. Le occasioni arrivano sempre grazie al contatto tra professionisti. Credo che a Genova, come a Shanghai, le strategie efficaci siano coltivare il network, dimostrare il proprio valore con i fatti e rendersi disponibili alle opportunità. Le gare? Mi piacciono se parametri e dinamica sono trasparenti e il discrimine non è meramente economico”.

Quali nuovi progetti bollono in pentola?
“Per il nostro compleanno ci regaleremo il bene più prezioso: il tempo. Soprattutto per vincere il luogo comune che vuole il calzolaio con le scarpe bucate. Stiamo ripensando la nostra presenza online, riprogettando completamente il nostro sito web, affinando le strategie social. E per non tradire l’acronimo del nostro stesso brand, punteremo sull’advertising, anche tradizionale. Investendo su di noi, vogliamo dimostrare che comunicare è necessario. Anche per un’agenzia di comunicazione”.

Che ruolo attribuite alla creatività?
“Comunemente, la parola creatività è abbinata a un mondo aleatorio, d’improvvise ispirazioni, di giochi di parole, d’idee provocatorie e cravatte a fiori. Invece è il passo necessario, quasi sempre diagonale, che dal nulla crea valore, consolida il brand”.

Ci raccontate in poche parole dove secondo voi va la comunicazione, ossia come vedete il futuro del comunicare, tra social, Youtube e pay tv?
“La comunicazione va esattamente dove la porta l’umanità che comunica. Il web, il digitale e i social network hanno cambiato molti paradigmi, ma il contesto è così fluido e complesso che è difficile prevedere il futuro, anche quello più prossimo. Posso solo immaginare che, probabilmente, l’epoca della comunicazione push è definitivamente conclusa. Ora è tempo di costruire relazione, dialogo, fiducia”.