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Ai giovani il compito di scrivere il ‘next’ di Condé Nast. Non si tratta di ‘opera pia’ pro nuove generazioni, quanto di necessità. Perché sono loro a garantire il futuro. Che parla di brand multipiattaforma. Se hai meno di 27 anni e talento, partecipa a ‘Condé Nast Next’, la nuova academy aperta a 10 talenti, di cui 5 saranno dopo 100 giorni assunti

Nella pratica, infatti, si tratta di 100 giorni di formazione concreta (circa 20 in aula –  sono quelle del terzo piano di Piazza Castello a Milano – e il resto by doing) nelle aree marketing e advertising per dieci giovani al massimo ventisettenni, laureati nelle più disparate discipline, purché da meno di 12 mesi e senza pregresse esperienze lavorative (accettati eventuali stage).

L’importante sono talento, idee e una forte propensione digital.  Di tutti i curriculum che arriveranno (potete spedirlo, sin da lunedì ed entro il 31 maggio, a 100giornicondenastnext@condenast.it
completo di un video di presentazione in cui raccontate le motivazioni che vi spingono a partecipare
) 25 saranno i candidati selezionati per arrivare poi a scremare il gruppo dei dieci. Durante l’academy è previsto un compenso mensile pari a 300 euro, oltre ai buoni pasto. Consigliandovi di mettercela tutta per essere poi tra i cinque che meriteranno l’assunzione (il progetto verrà riproposto ogni anno).

Obiettivo, costruire la Condé Nast del futuro, chiedendo alla creatività delle nuove generazioni di aiutare il percorso di innovazione intrapreso da tempo dalla casa editrice. Perché, ne è certo Fedele Usai, senior vice president Advertising e Branded Solutions (qui in foto), responsabile della struttura che accoglierà i dieci nel percorso di formazione (ogni ragazzo sarà affiancato da un tutor e valutato da una commissione interna composta da cinque dirigenti dell’azienda), senza di loro non si può fare. (segue)

E, come dimostra la recente ‘cronaca Condé Nast’  essere giornali, ma anche emittenti televisive, siti web o qualsiasi altra singola piattaforma, oggi non basta più. Perché il nuovo business sia sostenibile occorre identificarsi quali creatori di contenuti di qualità (non a caso, la neonata  video factory  oltre alla production ha il compito di ‘fiutare’ i migliori contenuti del mondo perché, si sa, la creatività è diffusa), ragionando in termini di gross profit ogni singola iniziativa. Il fatturato, infatti, poco sa dirci ormai della bontà di un business che non ha più costi certi. (segue)

Approfittando del lancio di ‘Condé Nast Next’ (parte anche la campagna curata internamente e pianificata su stampa, web e radio) per chiarire come le voci in merito alla chiusura di Style.it siano infondate, o meglio, l’aggregatore aveva avuto senso agli esordi, ma ora che ogni brand ha la sua derivazione web, si è optato per farlo confluire da settembre su VanityFair.it (ne sarà non a caso direttore Margherita Pogliani, che manterrà anche la direzione di Style.it) seppur conservando entrambi i domini e lasciando che i singoli brand firmino specifici contenuti (per Style si tratterà di beauty e life style). Obiettivo un 2014 a 5 milioni di utenti unici mese, partendo da subito da una base superiore ai 3.

Ovviamente proseguono pure gli accordi con le emittenti televisive (nel secondo semestre il lancio di una trasmissione a cura Myself su Fox e di una sull’arte by Vogue per Sky). In arrivo pure una partnership con Google.