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A proposito dell’ultima edizione degli Adci Awards: Stefania Siani, ci siamo quasi. Obiettivo: recuperare l’eccellenza italiana riconnettendosi alla storia che il nostro paese rappresenta, abbattendo le barriere tra advertising, arte, design, cultura

Il tuo giudizio su questa edizione degli Adci Awards?

“Sono allineata, in linea di massima, con i risultati emersi. Quello dell’Art Directors Club si riconferma il più importante premio alla creatività italiana. Per qualità dei lavori iscritti, ma anche qualità delle giurie. Le abbiamo volute un pò più piccole, cattive e super qualificate. Record di iscrizioni e, aggiungo, di ottimo lavoro, che è arrivato in particolare dalle grandi agenzie ma con picchi di creatività, su alcuni pezzi, pure da quelle indipendenti. I network multinazionali in Italia stanno conquistando un size sempre più internazionale con ricadute positive sul lavoro e sugli investimenti per produrlo. Molto buono, infatti, il livello del crafting. Dalla nostra fotografia, quindi, l’Italia più che mai c’è”.

Quale il segnale che ne emerge?

“Il segnale che emerge è un lavoro multi piattaforma, sempre più strutturato. Focus sul contenuto, più che sui media per portarlo in vita. Ottimo anche il profilo del lavoro nell’area del branded content, nuova frontiera per editare il posizionamento dei brand”.

Quest’anno in Giuria anche un cliente e forte la presenza femminile. Che altro faresti per rendere questi Awards sempre più esaustivamente capaci di segnare realmente i benchmark italiani?

“Alzerei il benchmark. A mio avviso nel tempo dobbiamo guardare prima di tutto alla rilevanza del lavoro prodotto e connettere ancora di più il premio ai risultati di business e di effectiveness. Premiare il lavoro su cui si investe. Sia dal punto di vista strategico e creativo, sia economico. Premiare il coraggio.

Noi donne in queste giurie ci siamo state. Selezionate in base al merito e, finalmente, con una voce forte e presente. Sono stati awards che hanno beneficiato della presenza femminile. Indubbiamente. A partire dalla presidente: la grande Bottez. Esempio di misura, lucidità, autorevolezza.

Il mio augurio più profondo rimane però questo: recuperare l’eccellenza italiana riconnettendosi all’immensa storia e cultura che il nostro paese rappresenta abbattendo le barriere tra advertising, arte, design, cultura. Bruce Sterling in un intervento esemplare ha raccontato una Milano che era già grande, la Milano di Castiglioni , del Gruppo T, di Oppheneim. Una Milano piena di intelligenza e cultura in cui advertising, arte, design, tecnologia erano un unicum unico sul pianeta. Il talento italiano, la nostra naturale inclinazione al bello, al funzionale, alla sperimentazione deve essere rimessa al centro. Per definire la via italiana alla creatività. Il motto del Gruppo T, di cui ho avuto la fortuna di conoscere il lavoro di alcuni esponenti ancora in vita era: ‘PROVIAMO’.

Per questo abbiamo voluto l’ingresso del più grande e quotato artista italiano vivente, Maurizio Cattelan, nella hall of fame”.

Fosse possibile un ripescaggio, quale progetto sceglieresti e metteresti sul podio degli Ori?

“I lavori che meritavano l’oro lo hanno ottenuto. Netflix meritava il Grand Prix per la capacità di coniugare intrattenimento e formazione. Per aver unito in unicum innovativo social media engagement, pr, branded content e live experience. E, ancora una volta, per essere stato un progetto italiano capace di conquistarsi uno stage globale grazie ad un uso smart e pop delle platforms media social. All’anno prossimo!”

Stefania Siani, direttore creativo esecutivo DLVBBDO, nonché presidente giuria film/craft/branded content.

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