Youmark

A proposito dell’ultima edizione degli Adci Awards, Nava, Cucinella, Maggi: abbiamo vinto il Grand Prix nell’edizione più bella che mai. Il nostro paese si è risvegliato e vuole fare sempre meglio. L’esecuzione è basilare, ma la rilevanza ancora di più. E’ finita la gerarchia tra categorie. Progetti made in Italy viaggiano nel mondo

Il vostro giudizio su questa edizione degli Adci Awards, che ovviamente vi avranno reso più che orgogliosi, visto che il Grand Prix è vostro! 

“Siamo un po’ di parte perché abbiamo vinto il Gran Prix, appunto, ma pensiamo davvero sia stata l’edizione più bella degli ultimi anni. Le giurie erano composte dai migliori professionisti con grande equilibrio tra le varie Holding, insomma erano decisamente rappresentative del nostro mercato. Inoltre avere un Presidente dal profilo internazionale (Katrien Bottez) ha conferito respiro molto più ampio rispetto al passato. Abbiamo visto tanti bei lavori premiati, pensiamo davvero che per una volta l’impressione fosse di avere a che fare con un paese che si è risvegliato e ha voglia di fare sempre di più e sempre meglio”.

Quale il segnale che ne emerge? 

“Che l’esecuzione è fondamentale e la qualità si sta alzando molto ma la rilevanza è ancora più importante. Quasi tutti i lavori premiati sono rilevanti per l’audience di riferimento, non si sono viste molte campagne create unicamente per andare ai premi, servono prima di tutto progetti belli ed efficaci che solo in un secondo momento diventino case study. È così che dovrebbe essere sempre, sicuramente è diventata una regola agli Adci Awards. Un altro segnale importante è che il Gran Prix sia stato vinto da un progetto che non ha interessato tv, stampa o affissioni ma che nasce e si sviluppa online. Ed è il secondo anno che succede se consideriamo l’ex aequo del 2015 di Ceres con il bellissimo film di Wind. Quindi il bello è che in futuro qualsiasi categoria potrà concorrere al Gran Prix, a prescindere dalla sua natura, digital o meno. Forse da quest’anno finalmente il termine Atl anche in Italia ha fatto spazio ad altri media o forse sta proprio scomparendo, lasciando spazio alla forza delle idee, a prescindere dal media attraverso cui vivono. Infine abbiamo visto diversi lavori, tra i quali il nostro per Netflix, partire dall’Italia e diventare globali, ci auguriamo che questo diventi un vero e proprio trend nei prossimi anni per il nostro paese, come dicevano i Nofx ‘it’s our job to keep punk rock elite’”.

Quest’anno in giuria anche un cliente e forte la presenza femminile. Che altro fareste per rendere questi Awards sempre più esaustivamente capaci di segnare realmente i benchmark italiani? 

“La presenza dei clienti è fondamentale, sono i committenti della creatività e anzi sempre più spesso partecipano attivamente al processo di ideazione e realizzazione delle campagne e questo è un bene. Sarebbe bello vedere la presenza di un under 25 per avere anche il loro punto di vista. Sono tra i principali fruitori di molte delle nostre campagne, è giusto che siano anche tra coloro che le valutano. La presenza femminile è in crescita, nelle giurie e in generale nel Club e questo è merito di Stefania Siani che è attivissima nel reclutamento, c’è ancora molto lavoro da fare ma è un ottimo inizio”.

Fosse possibile un ripescaggio, quale progetto scegliereste e mettereste sul podio degli ori? 

“Le campagne che si sono aggiudicate un oro sono quelle che sinceramente lo meritavano in quel contesto, quindi è difficile rispondere in modo costruttivo senza entrare nella speculazione”.

Gabriele Cucinella, Stefano Maggi e Ottavio Nava, Managing Director  We Are Social

Related articles