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Leo Burnett: siamo la più grande. Vinta la gara Autostrade. Primi 6 mesi a +5% (mercato a -8%), fine a + 7, grazie al non adv. Finalmente l’Italia a Cannes c’è

Con l’orgoglio non solo per i sette Leoni dall’agenzia vinti grazie al pluripremiato progetto Montblanc, ma anche per la presenza italiana al Festival che finalmente torna consistente (tristi i fake che anche a livello internazionale continuano a vedersi). Invitando il mercato a più ottimismo. E lo si inizia già a respirare, con le aziende che si accorgono di aver forse troppo tirato la cinghia. Almeno, così è l’aria in Leo Burnett (ultima gara vinta Autostrade), con i primi sei mesi dell’anno a segnare +5%, mentre la fine dovrebbe valere +7%. Autodefinendosi la più grande (sono 400 le sue persone. Ovviamente non le è dato dare dati di bilancio, ma se vale la regola per cui nel settore a ogni cento addetti dovrebbero corrispondere 10 milioni di fatturato, la stima viene da sé), ma lamentando le troppo poche gare, specie quelle rilevanti, di clienti top.

Al microfono di youmark Giorgio Brenna, chairman e ceo Europa occidentale del network Leo Burnett, intervistato in occasione dell’evento ‘The Human Kind Kitchen food for thought’, organizzato dall’agenzia presso il suo Theatre of Imagination di Foro Bonaparte 22, in occasione della visita a Milano di Mark Tutssel, chief creative officer Leo Burnett WW, nonché inventore della filosofia Human Kind (fulcro ne sono le parole people, pourpose, partecipation epopulism. In sintesi l’osservazione dei comportamenti umani con lo scopo di trasformarli, modificarli, cambiarli, grazie atti di comunicazione che comportano partecipazione, in un interscambio per cui il brand vale per la società e la società vale per il brand. Con il collante della creatività a rendere il tutto possibile).