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Vincenzo Cosenza, responsabile sede romana di Digital Pr
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Social media news release

22/11/2007

L’informazione viaggia anche sui blog. Un dato a cui nessuno osa porre concettuale resistenza. Al punto che i meccanismi della comunicazione hanno l’obbligo di tenerne conto, indirizzando a questi lidi un’idonea rivisitazione delle tradizionali logiche. Imputato numero uno il comunicato stampa. Perché anche lui deve adeguarsi alla rete. Vincenzo Cosenza, responsabile della sede romana di Digital Pr, spiega a youmark come

“Un comunicato per i media sociali deve essere scritto con un linguaggio diretto e meno arzigogolato di quello usato per la stampa. Deve contenere una serie di elementi multimediali preventivamente creati: foto, audio, video, link tematici ospitati su piattaforme di uso comune (Flickr, YouTube, de.licio.us) che stimolino la facile condivisione degli stessi. Infine, è necessario corredarlo di elementi che permettano a chiunque di sottoporre la notizia ai più importanti portali di news dal basso (es. OK Notizie, Segnalo, Digg, ecc.). Viene poi ospitato su una pagina web corredata di un contatore di accessi, che permette la misurazione delle visite”.

Il suo nome è 'social media news release', lasciando presupporre origini anglosassoni. Se è così, quanto è sviluppata questa modalità di fare rp all'estero?
“In effetti nasce proprio un anno fa da una piccola agenzia statunitense 'Shift Communications' che per prima capì come gli utenti in rete non gradissero l'invio del vecchio tipo di comunicato stampa. Finora è stato utilizzato da aziende come Hp, Coca-Cola, Cisco, General Motors, e altre . In Italia da Electrolux e Nat Geo Adventure (Fox) ".

Non si corre il rischio di 'sapere' un po' troppo d'azienda per i gusti di blog e community?
"Anzi, i commenti ricevuti in Italia e l'esperienza estera ci dicono si tratti di una modalità molto più gradita della precedente, perché sposa le esigenze di condivisione di quanti producono contenuti in rete. E' bene chiarire, però, che il comunicato per i media sociali ha senso solo se creato e veicolato da un'agenzia che vive la rete quotidianamente (es. io ho un blog personale www.vincos.it  e Digital Pr ne ha uno scritto dai suoi dipendenti  e sa come relazionarsi con i suoi abitanti. Dunque sa che questo tipo di comunicati non può essere inviato a pioggia o usando uno stile impersonale, né tanto meno scegliendo i destinatari sulla base di una delle classifiche di popolarità disponibili. Bisogna, invece, dimostrare di conoscerli e di averli scelti perché la notizia ha affinità con gli argomenti trattati sul loro blog o sito”.
Tutti i comunicatori puntano molto sul web. Ma dal lato delle aziende prevale un credo a favore dei 'vecchi' media. Come smontate questa tendenza, alla luce del fatto che, comunque, i più fedeli continuano ad essere i clienti che guardano la tv?
“Molte le evidenze empiriche a riprova della necessità che le aziende hanno di capire che i consumatori sono sempre più attenti e attivi, tanto da produrre contenuti in rete per far emergere la propria insoddisfazione nei confronti di prodotti e servizi, condizionando altri consumatori come loro. Inoltre, una ricerca che conduciamo ogni anno in collaborazione con Tns Infratest dice che 2/3 degli italiani consultano forum, newsgroup e blog prima di fare un acquisto. Non a caso è dal 2001 che Digital Pr propone un'attività di comunicazione che parta dall'ascolto, dal monitoraggio quali-quantitativo di questi luoghi di discussione (+ di 160 milioni i messaggi scambiati ogni anno su forum e newsgroup) prima di arrivare a stabilire un contatto e iniziare una conversazione, con un blog aziendale e con attività di coinvolgimento delle comunità on line”.

Tornando al 'social media news release', in abbinata o in sostituzione al comunicato tradizionale?
“Non esiste una regola, ma dipende dal tipo di notizia che si intende veicolare. A volte potrebbe non interessare i giornali tradizionali oppure gli abitanti della rete, quindi meglio scegliere volta per volta, sulla base di una strategia oculata”.

Avete già pensato ai modi della sua remunerazione e ai metodi per la misurazione dei risultati raggiunti?
“Il comunicato per i media sociali può essere un'attività una tantum utilizzabile solo in occasione di una particolare notizia, ma raggiunge la massima efficacia all'interno di una più vasta attività di media relation online, che va dal monitoraggio delle opinioni in rete alla conversazione. Il suo costo di produzione è basso, l'agenzia viene remunerata sulla base della sua capacità di relazione con le comunità online. La misurazione dei risultati va dal numero di accessi alla pagina che ospita il comunicato alla quantità e qualità di copertura ottenuta sui media sociali, ma cerchiamo di far capire alle aziende che queste metriche possono essere buone nel breve periodo. Il vero obiettivo è far emergere la volontà di dialogare in rete con un linguaggio nuovo e con trasparenza”.

La rete va bene per tutti i tipi di clienti?
“Comunicare in rete va bene per tutte quelle aziende che vogliono destare l'attenzione di quelli che la usano. Esistono realtà che non hanno clienti che abitano la rete? Forse, ma sono sempre meno”.

 

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